venerdì 17 maggio 2024

Favole per addormentarsi

 

Per far dormire i bambini, raccontiamo loro delle favole. Questo perché le favole fanno addormentare. Ma per gli adulti?

Anche a loro raccontiamo delle favole, come quella del Dio che scende sulla Terra per salvarci tutti (magari!)… con lo stesso effetto di addormentamento della coscienza! Non per nulla qualcuno ha definito la religione “l’oppio dei popoli”.

Ma quale cultura ha reso molti italiani desiderosi di avere un capo cui delegare tutto il potere e tutte le responsabilità personali, in modo da non dover pensare più con la propria testa?

Certamente la cultura religiosa, il cattolicesimo, che li ha abituati a cercare “l’uomo della provvidenza”, “il salvatore”, in modo da sprofondare nel sonno della ragione, che, come tutti sanno, genera mostri.

E di mostri ne abbiamo generati!

È questa cultura che ha favorito la nascita del fascismo novant’anni fa e favorisce la nascita del populismo autoritario  oggi. Il ritornello è sempre lo stesso: “Votate per me, datemi tutto il potere, e io vi risolverò ogni problema!”

Ma tu chi ti credi essere? E quando mai un uomo vi risolve tutti i problemi? E se è un incapace o un corrotto, chi lo fermerà?

Anche questa è un favola raccontata per far addormentare la tua coscienza e per approfittarsi di te!

Attento.

L'istante eterno

 

Il tempo può essere visto come una successione di cicli istantanei, dove ogni istante nasce dal precedente che, essendo arrivato a compimento, lascia il posto a quello successivo. Ma è sempre lo stesso che si ripresenta. Il movimento che ci appare lineare è in realtà circolare, perché ritorna sempre indietro, come un pendolo. L’attimo (l’unità di misura) si allarga, si espande, raggiunge il culmine, si contrae e fa scaturire l’attimo successivo.

Il meccanismo ciclico ricorda il movimento di un pendolo, in cui una oscillazione del peso da una parte - quando raggiunge il massimo - torna indietro e oscilla dalla parte opposta, e così via. E si può dire che ogni movimento nasce dal suo opposto, proprio come il tempo, in cui l’attimo che segue prende origine dall’attimo precedente, compiendo un’oscillazione di cui non ci accorgiamo. Se non ci fosse l’attimo passato, l’attimo futuro non potrebbe nascere.

Quindi a noi sembra che il tempo vada sempre avanti, mentre ogni volta torna indietro e si ripresenta come nuovo. Ma è sempre lo stesso che oscilla!

Il tempo è una grandezza scalare anche perché è caratterizzato da uno “scalino” che si forma da una piccola differenza della sua oscillazione. Questa piccola differenza è l’istante stesso, che sembra ogni volta nuovo – ma è sempre lo stesso. A cambiare non è il tempo ma lo scorrere delle cose, che è provocato dal loro mutare, anch’esso oscillatorio.

È come lo scorrere di un film, che non è certo dato dal tempo, ma dalla pellicola che scorre fino a un certo punto e poi si riavvolge. Anche il tempo si riavvolge su se stesso, istante dopo istante.

È come il battito ritmico di un tamburo: il battito è sempre lo stesso, ma, siccome è accompagnato da una musica che diviene, sembra che sia lui a farla cambiare. Ma lui si ripete ed è sempre lo stesso. Come lo so? Osservo.

Il tic-tac dell’orologio è sempre lo stesso, ma lo scorrere della lancetta lo fa sembrare sempre nuovo. Come posso dimostrarlo? Basta ascoltare.

D’altronde se lo spazio-tempo si può curvare, come ci dice la teoria della relatività, anche il tempo deve curvarsi. Solo che la sua curva ha la forma di un’onda, che si alza e si abbassa. Il suo movimento non è rettilineo, ma oscillatorio, sinusoidale. La freccia del tempo compie una curva e ritorna su se stessa, istante dopo istante. Come un oscillatore armonico, come le principali forze della natura.

Coincidenze significative

 

Per noi che eravamo abituati a pensare che la materia fosse costituita da tanti piccoli pallini, gli atomi, è una sorpresa sapere dalla meccanica quantistica che la materia ha anche una natura ondulatoria. O piuttosto si presenta come una dualità onda-particella e può passare, a livello microscopico da uno stato all’altro. È come se fossimo immersi in un immenso mare pieno di onde.

Sarà per questo che siamo tutti mutevoli, indeterminati, ambivalenti e insomma ondivaghi.

Ma com’è che migliaia di anni fa i taoisti cinesi avevano già immaginato una cosa del genere, introducendo, nel loro simbolo dinamico dell’interazione yang/yin non una linea retta per dividere le due polarità d’ogni forza (come sarebbe stato più semplice), ma una linea sinusoidale che sta a indicare proprio un moto oscillatorio. Le interazioni fra yin e yang possono essere ovviamente quattro, ma,  raggruppandole in trigrammi e poi in esagrammi di sei linee, possono essere solo 64, un numero non casuale.

Infatti una funzione sinusoidale è caratterizzata da un andamento regolare che oscilla avanti e indietro intorno a un valore medio. Questo tipo di oscillazione viene descritta matematicamente dalla funzione seno o coseno e può essere rappresentata graficamente da una linea sinusoidale che si ripete ciclicamente nel tempo.

Che ne dite? Una combinazione?

E come mai l’alfabeto Braille, composto dalla disposizione di sei punti in rilievo, ha 64 combinazioni possibili?

Una seconda coincidenza?

E come mai una scacchiera è composta da 64 caselle (tanto che i primi esperimenti di Alan Turing riguardarono proprio il gioco degli scacchi)?

Una terza coincidenza?

E come mai in un sistema binario a 6 bit, ci sono 64 possibili combinazioni ?

Una quarta coincidenza?

E come mai, nelle combinazioni di 6 oggetti distinti presi 2 alla volta, ci sono esattamente 64 possibili combinazioni?

Una quinta coincidenza?

E come mai, in un sistema numerico a base 4, ogni posizione può rappresentare 4 possibili valori (0, 1, 2, 3); quindi, se hai un numero a 3 cifre in base 4, ci saranno 64 possibili combinazioni?

Una sesta coincidenza?

E come mai, prendendo un insieme di 7 elementi e formando sottogruppi di 6 elementi ciascuno, ci saranno esattamente 64 possibili sottogruppi?

Un settima coincidenza?

E come mai nel sistema di rappresentazione dei colori RGB, ogni canale (rosso, verde, blu) viene spesso rappresentato con 6 bit, il che significa che ci sono 64 possibili combinazioni di colore per ciascun canale?

Una ottava coincidenza?

E come mai nel sistema di codifica Unicode a 64 bit, che è noto come UTF-64, ci sono 64 bit possibili combinazioni di caratteri Unicode per la rappresentazione di testi multilingue?

Una nona coincidenza?

E come mai un sistema a 6 bit può rappresentare 64 diversi stati o configurazioni possibili, che potrebbero essere utilizzati per codificare informazioni o valori di stato?

Una decima coincidenza?

E come mai si sono costruiti sistemi a 64 bit hanno una maggiore capacità di elaborazione, possono offrire migliori prestazioni e possono elaborar una quantità di dati più grande rispetto ai sistemi a 32 bit?

Una undicesima coincidenza?...

Le coincidenze cominciano a essere un po’ troppe.

Carl Gustav Jung, il famoso psicologo svizzero, ha dedicato parte della sua ricerca al concetto di "sincronicità", che ha a che fare con le coincidenze significative che non sono causalmente collegate, ma che hanno un impatto emotivo o psicologico.

Per Jung, le coincidenze significative possono riflettere la presenza di un'unità più ampia nell'universo, collegando eventi che, anche se apparentemente indipendenti, condividono un significato profondo per l'individuo.

Jung ha sottolineato che le coincidenze significative non possono essere spiegate completamente da una logica razionale o da una connessione causale diretta. Piuttosto, ha suggerito che tali eventi potrebbero derivare da un'armonizzazione tra l'inconscio individuale e gli eventi esterni.

E questo è il punto.

Le coincidenze per Jung rappresentano l'idea che esistono connessioni significative tra il mondo interno dell'individuo e il mondo esterno, e che queste sincronicità possono fornire intuizioni, orientamento o conferme di un percorso individuale. Ma questo è esattamente l’intento dei 64 esagrammi dell’I Ching che volevano codificare, migliaia di anni fa, le reciproche interazioni fra leggi universali e comportamenti dell’individuo.

Gli inventori di questo antico codice binario (dove le due polarità sono yang e yin, linea intera e linea spezzata) si resero conto che tutto è mutamento, non arbitrario o accidentale, ma conforme a certe leggi di trasformazione.

Ogni cosa o stato dell’esistenza muta secondo leggi periodiche, cicliche (come le stagioni o le fasi del giorno e dei movimenti di stelle e pianeti), secondo un orientamento già insito nello stato precedente. Se uno stato giunge al suo culmine, incomincia a decadere e muta nel suo opposto complementare; se invece giunge al suo minimo, incomincia a crescere e si muta nel suo opposto.

Questa interazione fra yang e yin avviene sia negli stati fisici sia negli  eventi della psiche. Le leggi valgono per tutto, per ogni aspetto della realtà. Avanti e indietro.

Ecco perché gli antichi taoisti pensarono di poter trovare leggi eterne nelle combinazioni di due polarità, yin e yang, raggruppate in gruppi di tre. Le combinazioni erano quattro e venivano associate alle otto forze fondamentali, identificate come cielo, terra, fuoco, acqua, tuono, vento e lago. Questi otto trigrammi potevano dare origine a 64 combinazioni.

Sono poche o molte?

Se teniamo conto che  devono rappresentare forze psico-fisiche possono essere sufficienti. Anche perché, considerando le linee mutevoli, si può arrivare per i 64 esagrammi a 4096 combinazioni possibili, più che sufficienti per descrivere i vari stati psico-fisici.

 

giovedì 16 maggio 2024

Il bisogno di droghe

 

Perché così tante persone si drogano, soprattutto i giovani?

Secondo il "Rapporto nazionale sulle droghe" dell'ISS del 2020, quasi il 12% della popolazione italiana adulta ha fatto uso di sostanze stupefacenti almeno una volta nella vita.

La cannabis rimane la droga più consumata in Italia, con circa il 30% dei giovani tra i 15 ei 34 anni che ne hanno fatto uso almeno una volta nel corso dell'anno.

L'uso di cocaina, eroina, ecstasy e altre droghe sintetiche è diffuso, sebbene in misura minore rispetto alla cannabis.

Negli Stati Uniti, l'Agenzia Nazionale per il Controllo della Droga (Drug Enforcement Administration - DEA) e l’Institute on Drug Abuse (NIDA) ci dicono che nel 2020, circa 41.5 milioni di persone negli Stati Uniti avevano fatto uso di droghe illegali o di prescrizione in modo non corretto.

Il rapporto sui consumi di sostanze stupefacenti negli Stati Uniti evidenzia che la cannabis è la droga più comunemente usata, seguita da stimolanti, oppioidi (inclusi sia l'eroina che i farmaci oppiacei) e cocaina.

La crisi legata agli oppioidi è stata particolarmente grave negli Stati Uniti, con un alto numero di decessi causati da overdose di oppioidi, inclusi farmaci prescritti e droghe illegali.

Se teniamo conto che queste cifre sono certamente sottostimate e che non comprendono altre sostanze che danno comunque dipendenza, il panorama è impressionante.

Ma perché la gente si droga?

Evidentemente la vita non è un letto di rose, una “benedizione di Dio”, come ci vogliono dipingere certi ottimisti. È una fatica, uno sforzo, una tensione, una sofferenza. Tant’è vero che alla fine si muore… proprio per stanchezza.

C’è bisogno di non pensare troppo e, se le droghe naturali (sesso, ormoni, amore, religione, nazionalismo…) non fanno più effetto, ci vogliono quelle artificiali.

Ma la conclusione è sempre quella. Il Buddha aveva ragione: la vita è sofferenza, anche l’amore è provare dolore. Chi ce la fa fare? Noi no – i nostri genitori! E, quando ci tirano fuori dall’utero, ci mettiamo subito a piangere. Per forza.

Se al posto dell’ombelico avessimo un bottone per sparire, credo che qua non ci sarebbe nessuno.

 

mercoledì 15 maggio 2024

Il Dio dimezzato

 

Sembra che il termine “Dio” provenga da una radice indoeuropea (-div) che si ritrova tanto nella parola latina deus-divo quanto in quella indiana deva. Ma che cosa significa?

La radice indoeuropea “div” ha dato origine a diverse parole nelle lingue indoeuropee, molte delle quali sono legate ai concetti di luce, giorno (“dies”) e divinità. Ecco alcuni esempi di parole che derivano dalla radice “div”:

Sanskrito: “Deva” significa “dio” o “essere celeste”.
Latino: “Deus” significa “dio” e “divinus” significa “divino”.
Antico Irlandese: “Dia” è la parola per “dio”.
Lituano: “Dievas” è la parola per “dio”.
Antico Persiano: “Daiva” significa “demonio”, ma originariamente indicava una divinità.
Antico Greco: “Dios” è il genitivo di “Zeus” e significa “del dio Zeus”.
Antico Inglese: “Tiw” è il nome di una divinità, da cui deriva “Tuesday” (martedì), il giorno di Tiw.
Queste parole mostrano come la radice “div” sia stata adattata e trasformata attraverso le varie lingue e culture indoeuropee, mantenendo però un nucleo semantico comune legato al divino e alla luce. E qui viene il problema.

La parola “Dio” si riferisce al giorno, alla luce, al cielo… insomma a ciò che riteniamo positivo, buono. Ma così si divide in due la realtà: quella che ci sembra buona e quella che ci sembra cattiva.

E questa parte che riteniamo “negativa”, cattiva, oscura… dove è finita? Se da una parte abbiamo ciò che riteniamo “buono” e luminoso, dall’altra parte abbiamo ciò che riteniamo “cattivo”. Ma la parte cattiva da dove viene? Da un anti-Dio, da un Diavolo?

Così siamo all’antico Manicheismo, che per la mente umana non è mai finito.

No, questa contrapposizione è roba da bambini, che dividono il mondo in due. È chiaro che la luce, il giorno e il bene hanno la stessa origine del buio, della notte e del male… La stessa origine, la stessa utilità, la stessa importanza.

In origine non c'è una singolarità, ma un binomio dinamico oscillante.

Abbandoniamo la parola Dio e adottiamo la parola Origine. Tutto ha stessa origine, la luce e l’ombra, il bene e il male. Se prendiamo in considerazione solo la parte positiva, in realtà dividiamo Dio in due e non capiamo più nulla. Dimezziamo Dio!

Ma Dio è unico, è Uno: non ce ne sono due.

Questo errore viene fatto ancora oggi, separando due immagini di Dio.

Se mi chiedete se io credo in Dio, vi rispondo che tutto dipende da cosa intendiamo con questa parola. Se è il Dio dimezzato, vi rispondo di no. Se è il Dio delle religioni, che invia profeti e salvatori, che è solo bontà e amore (e non anche il contrario), vi dico che sono favole per bambini. Se è il Dio Unico che crea tutto, be’ allora è come l’energia, né buona né cattiva, ovvero buona e cattiva nello stesso tempo. Ma, in tal caso, non c’è bisogno di credere: si constata ed è dappertutto.

C’è bisogno di credere solo a ciò che non è constatabile, che è una nostra fantasia.

Chi dice che ci vuole fede, propone solo idee strampalate, non cose reali. E non potrà mai dimostrarle. Per questo ha bisogno di fede!

L'energia non ha bisogno di fede.

martedì 14 maggio 2024

Il pendolo universale

 

Guai a te se sei felice: ti aspettano grandi sofferenze, E non perché tu abbia delle colpe. Ma per il solo fatto che sei stato felice.

Vedi, la vita è come un pendolo, che deve oscillare avanti e indietro, secondo moti contrapposti. Se perciò sei stato felice, e il pendolo si è spostato da una parte, ora deve spostarsi dalla parte contraria.

Non ti dice niente il fatto che l’amore si risolva spesso in una gran sofferenza?

Non è che la natura sia cattiva (non sa niente di bene e di male). È che deve mantenere un equilibrio fra tutti i moti, in modo che l’intera struttura stia in piedi. È come tenere in piedi un ponte o un arco fra spinte e controspinte. O vuoi che tutto crolli?

Il legame tra pace e guerra

 

Nell’I Ching, le sentenze e i commenti sono spesso avvertimenti contro i pericoli. Ma è spiegato il perché: “Chi è consapevole del pericolo, si garantisce la pace; chi prende le cose alla leggera, determina la propria rovina.”

Insomma, per garantirsi la pace, bisogna prevedere il pericolo e prepararsi. Non, certo, dire semplicemente: “Io sono contro la guerra e voglio la pace!”

Guerra e pace fanno finta di escludersi a vicenda. E, invece, vanno a braccetto.

Solo chi è prudente e si prepara, costruisce la pace. Evita l’una e l’altra. Ma, per farlo, occorre saggezza, bisogna capire come funzionano gli opposti.

Non puoi non fare la guerra se qualcuno ti attacca. O forse ti presenti già vinto? E lasci che i prepotenti ti schiaccino?

Il punto è questo: bisogna non solo evitare la guerra ma anche quella pace disarmata, fiduciosa, ingenua e inerme che porta inevitabilmente al suo contrario.